chi siamo

Alberta, Kety e Rita

giovedì 13 novembre 2014

Sei buoni motivi per piantare una Camellia invernale

Camellia sasanqua Cleopatra
Meno conosciute delle loro sorelle primaverili, le Camellia sasanqua e le C. hiemalis (o vernalis) cominciano proprio ora a sbocciare. Non so perchè il pubblico le abbia relegate ad un ruolo di secondo piano.. Forse perchè hanno fiori più discreti, o forse perchè schiudono in un momento in cui noi ci chiudiamo in casa a causa del freddo e delle poche ore di luce. Sta di fatto che le camellie invernali sono molto trascurate e poco utilizzate, quando avrebbero doti più che apprezzabili. 
La prima è quella di fiorire d'autunno-inverno: non so a voi, ma  a me fa piacere guardare dalla finestra e vedere fiori temerari in un giardino spoglio, magari in una giornata nebbiosa e umida, o attraverso la pioggia che cade.
Camellia Hino de Guno
Camellia x hiemalis Kanjiro

La seconda è che hanno colori di tutti i tipi: da un bianco discreto, semplice o doppio, come una Marta Piffaretti o una Hino de Guno, al rosso carminio delle Yuletide, passando per il rosa delicato della Cleopatra e quello più sgargiante della Kanjiro, tutti contrastanti con gli stami giallo oro.
La terza è che, a differenza delle Camellia japonica, profumano. Tutte, indistintamente, ed è una fragranza che si avverte anche a distanza. 
La quarta è la facilità di coltivazione nonchè la maggior adattabilità ai nostri ambienti rispetto alla C. japonica. Vegeta bene anche in suoli neutri, (mentre la japonica predilige qualche grado di acidità) e tollera meglio il sole e il caldo, fermo restando che la mezzombra e un clima e terreno fresco costituiscono il suo optimum. 
La quinta è che è sempreverde e vive perfettamente anche in vaso e, dati i rami più morbidi e flessuosi, si presta anche per formare spalliere in caso di spazi ridotti.  
E non ultima, la Camellia invernale è elegante. Morbida, flessuosa, con le sue foglie minute verde scuro e in genere naturalmente compatta e di bella forma, è una pianta che farà sempre bella mostra di sè, da sola o in compagnia, in giardino, come in terrazza. E durante l'estate, senza fiori, sembrerà quasi un Ficus benjamin, che però non fa il dispetto di perdere le foglie dappertutto.

Camellia x vernalis Yuletide

mercoledì 15 ottobre 2014

Antiche piante d'autunno

Qualche settimana fa, mentre ero in vivaio con alcuni clienti, sono rimasta sorpresa nel constatare che i giovani (ebbene sì, erano clienti giovani, o almeno più di me) non conoscono piante che un tempo facevano parte del corredo normale degli orti e campagne dei nostri nonni.
Davanti ad un nespolo comune, con tanto di frutti, si sono fermati stupiti domandandomi che cosa fosse.. e alla risposta "è un nespolo" mi hanno risposto.. ma no, il nespolo che ho io ha grandi foglie rugose e sempreverdi e i frutti sono diversi! Era evidente che si stessero riferendo al Nespolo del Giappone (Eryobotrya japonica) ormai talmente naturalizzato da aver soppiantato nella conoscenza comune quello nostro, europeo (Mespilus germanica)  un tempo presente in tutte o quasi le case di campagna e di cui oggi non sono neppure più reperibili i frutti al supermercato.
Mespilus germanica
A questo punto posso pensare che, insieme a lui, siano stati dimenticati i sorbi (Sorbus domestica), quelli commestibili, i cui frutti (o sorbe)  si raccoglievano un mese prima di mangiarle e si lasciavano maturare fin quasi a Natale a causa del loro elevato contenuto in tannino, come del resto si faceva per le nespole. Sono piante che hanno contribuito a sfamare intere generazioni contadine, poichè faceva parte di quegli alberi da frutto non appetibili dai "signori" e quindi liberamente utilizzabili dalle classi povere. Allo stesso modo noto con dispiacere che è sempre più raro trovare alberi di cotogno, (nessuno di voi ha mai fatto merenda con una fetta di cotognata??) peraltro molto ornamentali e con una fioritura bellissima in primavera, per non parlare della scarsissima richiesta da parte di giardinieri e progettisti di piante di Giuggiolo (Ziziphus sativa), che io trovo semplicemente fantastiche solo per la forma contorta (ottime peraltro anche le giuggiole)
Frutto del Giuggiolo

Forse è ancora diffuso il melograno, o quanto meno riconosciuto, non fosse altro che per i pomi inconfondibili che stanno maturando, ma in quanto a diffusione lascia anche questo un po' a desiderare..
Melograno 








Confesso che sono piante a me molto care e che inconsciamente associo all'autunno, quello campestre così ben descritto nei versi del Carducci della "nebbia agl'irti colli  piovigginando sale..". Le associo al ricordo di mio padre, che trascorreva il suo tempo libero coltivando un pezzo di terra sperduto fra le colline marchigiane e che la sera rientrava con le tasche o un cesto pieno di fichi, noci, sorbe, nespole, mele, uva.. più raramente con qualche tordo da fare allo spiedo, dato che come cacciatore non era gran che.. ho spesso il sospetto che il fucile se lo portasse per "non si sa mai, chissà che non mi capiti una lepre tra il lusco e il brusco", dato che lo lasciava tutto il tempo scarico e appoggiato al tronco del noce, mentre lui si dava da fare nella vigna; mentre i cani, tutti rigorosamente meticci e trovatelli, e che in casa mia non sono mai mancati, gli servissero per compagnia anche quando andava a caccia, e molto meno per stanare selvaggina. 
Sono tutte piante che associo ai profumi e alla luce dolce e malinconica dell'autunno, quell'autunno dorato, umido della bruma del crepuscolo, con i profumi della terra arata e dell'uva matura e che, forse perchè sono nata in settembre, è uno dei periodi dell'anno che preferisco.
In un momento in cui si fa un gran parlare di piante autoctone, di un ritorno alla natura, di produzioni biologiche e naturali, di trend di orti sui balconi cittadini e di prodotti naturali.. perchè stentiamo a riconoscere e non riscopriamo quello che faceva parte della nostra cultura?



martedì 5 agosto 2014

Pioggia d'estate

Questa del 2014 è una delle estati più piovose degli ultimi anni. Abituati al caldo torrido-umido e all'assenza di piogge, che vede condizionatori accesi dalla mattina e che obbliga i Comuni ad emanare ordinanze di divieto d'uso dell'acqua per l'irrigazione dei giardini, un luglio piovoso e costellato di eventi meteo purtroppo talora catastrofici, ci fa pensare di essere più ai tropici sotto l'effetto di un monsone, che in ambiente mediterraneo. Le uniche a essere contente di queste condizioni, tutto sommato fresche e soprattutto bagnate, sono proprio le piante, che invece di patire la sete e accartocciare le foglie, si presentano belle, verdi e in fiore anche in questo inizio di agosto. E la cosa non dispiace neppure a noi vivaisti, che per una volta non dobbiamo restare svegli la notte con il terrore che l'acqua nei pozzi termini e le coltivazioni restino a secco, e che, con buona probabilità, avremo a settembre delle piante verdi, fresche e in forma, quasi fosse primavera. 
Ammetto che, non essendo una patita del mare e non amando particolarmente il caldo sopra i 30°, questa stagione un po' nordica piace anche a me, con tutti gli inconvenienti del caso (vedi seminterrati di casa allagati dalla pioggia della settimana scorsa, per fortuna senza gravi conseguenze), specie quando guardo l'aspetto lussureggiante del vivaio e del terrazzo di casa, cosa piuttosto insolita, considerando il periodo. Sicuramente un aspetto negativo c'è: così come crescono bene le piante, altrettanto bene viaggiano le infestanti, che proliferano più dei funghi, obbligandoci ad un frequente e certosino lavoro di scerbatura, spesso a mano, dato che i colletti delle "erbacce" hanno il vizio di trovarsi accanto alla ceppaia delle specie coltivate, rendendo impossibile il lavoro con la zappa. 
Chi quindi pensava di godersi il riposo e le ferie d'agosto, sappia che probabilmente si troverà un garbuglio di infestanti al rientro, che dovrà provvedere più spesso del previsto al taglio del prato,  al controllo dei tralci di rampicanti vigorosi, come glicini e bignonie, che invece di bloccarsi per la pausa estiva, vegetano imperterriti, con conseguente groviglio dei rami. 
Ma tant'è.. in fondo chi coltiva le piante difficilmente è  pigro ed è solitamente abituato a piegarsi al volere delle stagioni, che, con tutto il nostro delirio di onnipotenza, non abbiamo (per fortuna)  la possibilità di controllare.
Auguriamo pertanto a tutti un buon lavoro, una bella pausa estiva (viste le ferie imminenti) e soprattutto di godere dell'insolita fioritura agostana di questa estate poco mediterranea, ma sicuramente, almeno per quest'anno, molto, molto colorata.

sabato 28 giugno 2014

Hydrangea.. selvaggia

Qualche settimana fa ad una fiera a Forte dei Marmi, una signora simpaticissima si è avvicinata ad un gruppo di Hydrangea arborescens Hill of Snow e osservandole un po' sorpresa ci ha chiesto: "Che belle.. e' un'Hydrangea selvaggia?" L'aggettivo, che mi ha fatto sorridere e pensare ad Orchidea selvaggia, tremendo film prodotto negli Anni ' 80 (chi come me ha passato gli "anta " se lo ricorderà senz'altro).. ben descrive quelta particolare cultivar di Hydrangea, appartenente al gruppo delle americane arborescens ma di origine sconosciuta. In effetti l'aspetto, così come i fiori, ricordano molto quello delle erbe che crescono lungo i bordi dei fossi. Sono piante pollonifere, che vegetano bene in terreni freschi, in mezzombra ma anche al sole e che di anno in anno si allargano progressivamente. Le foglie sono larghe, verde medio, un po' tomentose, seghettate ai margini. Le infiorescenze, non molto numerose, sono di tipo lacecap, costituite prevalentemente da fiori fertili bianco crema, delicatamente profumati, specie in presenza di umidità e con l'aspetto che ricorda vagamente i fiori della carota selvatica.

Come tutte le arborescens, fiorisce sul getto emesso nel corso della stagione e ha una forte capacità pollonifera. Nelle zone di origine sono davvero considerate infestanti e crescono spontaneamente lungo le strade o nelle aree umide e vengono sovente tagliate con i decespugliatori, per riscoppiare dopo qualche tempo dalle ceppaie.
Dovendole collocare in un giardino, le vedrei bene a gruppi, lungo i bordi di un laghetto, al limitare di una radura o per fiancheggiare e rischiarare un vialetto un po' ombroso, per ricreare un'atmosfera che sia una via di mezzo fra il naturale e il voluto, un po' come accade nei giardini inglesi. Solo così esprimono al meglio il loro fascino... di Hydrangee selvagge.

martedì 24 giugno 2014

Fiori d'ortensia, farfalle e profumi

Al termine di una settimana di preparativi, si è svolta presso la nostra sede il primo Cancelli aperti di Pollici Rosa, che festeggia così la sua seconda primavera di attività. Una primavera sicuramente positiva e ricca di soddisfazioni, grazie a tutti quelli che ci hanno seguiti, ai nuovi e vecchi clienti e amici, a quanti abbiamo conosciuto alle fiere e a tutti coloro che ci hanno contattato e visitato il nostro sito, o che ci sono venuti a trovare. Un grazie anche a nome di tutte le donne dei Pollici Rosa, che meno visibili di me e Rita, sono sempre attive, ed è a loro che si devono le piante che ora stanno fiorendo nei vostri giardini. E un grazie a nome delle signore dell'associazione Liberetutte, che con il vostro aiuto sono riuscite a loro volta ad aiutare donne in difficoltà, permettendo ai loro figli, ad esempio,  di frequentare la scuola.
Che dire della Festa.. un po' preoccupate di questo prime evento, Rita si è piazzata davvero in prima linea, mente e soprattutto braccia, dato che per un'intera settimana si è messa a dirigere il piazzale, normalmente ingombro di camion, muletti, trattori e piante, per trasformarlo in un'area colorata e accogliente per far festa, confermando ancora una volta la sua innata creatività. Le foto del resto, parlano da sole..


































Bella anche l'esposizione di agrumi realizzata dal Vivaio La Brina, nostro ottimo colaboratore, che ci ha presentato in anteprima alcune specie di Microcitrus australiani, meglio noti come Caviale vegetale, che sarà in vendita a partire dal prossimo autunno.
Dobbiamo a Pierina la splendida cornice di rose antiche, inglesi e moderne, profumatissime e supercolorate, apprezzate tra l'altro, da molti visitatori che sono intervenuti.


E' stata anche l'occasione per ospitare le nostre partner del Centro antiviolenza Liberetutte, oltre che le aziende di  Donne in Campo, che hanno portato prodotti di altissima qualità e a chilometri zero del comparto agro-alimentare (olio, vino, conserve, frutta, erboristeria e prodotti del bosco),per la delizia del palato.
Quello che riteniamo importante è soprattutto riuscire a creare con il loro aiuto una rete di collaborazione che possa far conoscere sempre più al pubblico il lavoro, i paesaggi e e le eccellenze, spesso poco valorizzate, del nostro territorio. Qui trovate una panoramica del loro operato con conserve, marmellate, vin santo, olio e chi più ne ha più ne metta...


Infine le persone.. amici, visitatori curiosi, venuti anche da lontano per curiosare, domandare, ammirare e passare con noi un fine settimana verde, e che ci hanno davvero dato la soddisfazione più grande.


Vi lasciamo le foto augurandoci di ritrovarsi tutti, e ancora più numerosi, al prossimo evento, che, siate sicuri, non mancherà. Nel frattempo ci daremo da fare per proporvi, al ritorno dall'estate, una nuova gamma di sorprese, piante, profumi e farfalle...


Lo staff dei Pollici Rosa a fine festa



venerdì 6 giugno 2014

Le regine di giugno

Se le rose sono le regine di maggio, quelle di giugno sono senza dubbio le ortensie. Opulente, romantiche, vittoriane, talora decisamente sfacciate nelle forme e nei colori, di sicuro in questo periodo rubano la scena anche alle rose. Impagabili nel colmare di colore gli spazi all'ombra, ne vorrei presentare 3 varietà che considero davvero originali.
Hydrangea macrophylla Quasimoda
La Quasimoda.. non so chi l'abbia battezzata con questo nome un po' buffo (a me a dire il vero fa pensare al poeta ..) ma il fiore è davvero particolare. Sferico, di medie dimensioni, presenta i sepali bicolori, rosa carico al centro e rosato, o talora bianco ai margini, il tutto sostenuto da un bellissimo stelo nero. Che dire, la foto parla da sè.. A me piace tantissimo anche come fiore reciso, che messo in casa, al fresco, si mantiene per lungo tempo. 
Sempre nell'ambito delle Ortensie con i rami neri dobbiamo annoverare la Zorro. Il nome è già un programma, gli steli ancora di più: forti, grossi, robusti, nero pece che creano un contrasto bellissimo con le foglie verde smeraldo e ancora di più con i fiori, questa volta piatti (teller), azzurro intenso o rosa carico a seconda del pH. Provate a immaginare l'effetto di una fioritura di questo tipo su una scarpata... semplicemente spettacolare.
Hydrangea macrophylla Zorro
Di buon sviluppo, raggiungono con facilità anche il metro e mezzo di altezza.


Hydrangea macrophylla Rotschwanz


Infine la simpatica Rotschwanz, selezionata in Svizzera, alla quale è stato dato il nome di Codirosso (Rotschwanz in tedesco) per via dei sepali, caratterizzati da un vivace color magenta.
Anche questa di buon sviluppo, può essere perfettamente associata alla precedente, per una macchia un po' "elettrica", ma senza dubbio attrattiva.


...In questi momenti sto pensando di volermi trasferire.. Vorrei godermele dalla finestra di casa, ma il mio già affollato terrazzo non è in grado di ospitare anche loro, vuoi per la mancanza reale di spazio, vuoi per il sole, che, implacabile, davvero non si adatta a queste specie.. Mi contenterò di ammirarle in vivaio...





domenica 2 febbraio 2014

Lo sapevate che...

Impegnata a scrivere un articolo per una rivista di giardinaggio mi sono messa come di consueto a fare un po' di ricerca bibliografica e a spulciare notizie in qua e in là. Come sempre, da questo errare fra libri e scartoffie ne escono informazioni interessanti e curiose. Avevate mai notato ad esempio che tutti i rampicanti dell'emisfero boreale che si sostengono avvolgendosi ad un sostegno si avvolgono in senso antiorario? Io non ci avevo mai badato più di tanto, nè sapevo che quelli dell'emisfero australe lo fanno in senso esattamente opposto. Tutto merito del magnetismo creato dalla rotazione terrestre, che induce questi comportamenti nelle piante. Un caso un po' particolare è rappresentato da alcuni rampicanti di origine giapponese, che, pur essendo nell'emisfero boreale, si avvolgono in senso orario come quelli australi.
Questo è dovuto al fatto che il Giappone, qualche milione di anni fa, si trovava nell’emisfero australe e, in seguito alla deriva dei continenti, ha cominciato lentamente a spingersi verso nord, fino a posizionarsi al di sopra della linea dell’Equatore. Il passaggio attraverso varie zone climatiche è stato così lento e graduale che ha dato il tempo alle piante in esso presenti di adattarsi ai vari climi attraversati, conservandosi nel corso dei millenni e mantenendo intatte le loro caratteristiche genetiche. Questo spiega perché i suoi rampicanti continuano ad avvolgersi in senso orario, come tutti i rampicanti dell’emisfero australe, dato che è proprio da lì che viene. Spiega anche perchè, nonostante la apparente vicinanza, molte specie del Giappone sono assenti nei territori continentali dell'Estremo Oriente.
Glicine in fioritura
E sapevate che il primo glicine ad essere introdotto in Europa nel 1724 non fu la Wisteria sinensis ma la W. frutescens, di origine nordamericana? Non ebbe enorme successo, tanto che in principio venne denominato volgarmente come Carolina Kidney Beans (Fagiolo rognone della Carolina). Dopo un secolo, nel 1814, dall'altra parte del mondo, un incaricato della Compagnia delle Indie Orientali veniva invitato a cena da un commerciante di Canton. Caso volle che la cena si svolgesse sotto una pergola profumatissima di Zi Teng, Vite blu, che altro non era che una pianta di Wisteria sinensis, il comune glicine, ancora non conosciuto. Incantato dal fascino della profumata fioritura, vennero affidate al Capitano Welbank alcune piantine di questa specie, che raggiunsero l'Inghilterra per essere affidate a Sir C.H. Turner nel Surrey, e successivamente alla Royal Horticoltural Society, nonchè ai Kew Gardens a Londra, dove è ancora possibile ammirarlo. Va da sè che ebbe da subito un inusitato successo e nel giro di pochi anni venne riprodotto e diffuso in tutti i giardini europei.


lunedì 20 gennaio 2014

Hamamelis, il nocciolo delle streghe


Giunti nel 2014 e ricuorata dalla breve pausa di pioggia che ci sta tartassando da una settimana, mi godo la fioritura dell'Hamamelis,  interessantissima pianta per i giardini invernali  che conta diverse specie originarie della Cina (Hamamelis mollis e japonica) e del Nordamerica (Hamamelis virginiana e H. vernalis). Arbusto di forma armoniosa e a crescita lenta e regolare, forma con il tempo cespugli eleganti di forma globosa o ovale, i cui rami in pieno inverno si ricoprono di fiori gialli, arancio o porpora, con singolari petali lunghi, nastriformi, arricciati e increspati, delicatamente profumati. E’ una pianta che merita senz’al
Hamamelis Arnold Promise
Hamamelis Diane
tro un posto importante nel giardino, dato che è bella in tutte le stagioni: dalla primavera estate, per via della forma armoniosa e del fogliame elegante, all’autunno, quando si colora di giallo-arancio, fino all’inverno, nel momento della stupenda fioritura. In Nord America era nota da tempo ai Pellerossa per via delle sue proprietà medicinali, astringenti e vasocostrittrici. Il liquido ottenuto dalla bollitura dei rametti veniva infatti applicato sulle ferite sanguinanti per fermare l’emorragia e aiutare la cicatrizzazione.
Dato che veniva utilizzata dagli sciamani (stregoni guaritori) l’Hamamelis veniva considerata una pianta magica, e forse per questo i primi coloni americani la battezzarono volgarmente Witch Hazel, nocciolo delle streghe, nome con il quale è ancora nota. 
Dall’incrocio fra le specie nordamericane e asiatiche di Hamamelis, sono stati ottenuti numerosi ibridi, caratterizzati da colori diversi dei fiori, quali ad esempio Hamamelis Arnold Promise, a fiore giallo e portamento compatto, Hamamelis Diane, a fiore arancio, e il Ruby Glow, a fiore rosso porpora.
Gli Hamamelis sono molto resistenti al freddo, fino a oltre –10°C e vivono bene in posizione luminosa, in pieno sole o mezzombra.
Vegetano bene in  terreno profondo, fertile e a pH neutro o debolmente acido. Necessitano di un minimo di cure colturali, una volta a dimora; è sufficiente una concimazione autunnale con concime organico, irrigazioni volte a mantenere fresco il terreno, e che per piante adulte si limitano a interventi di soccorso in caso di forte siccità. La potatura è ridotta al minimo e serve soprattutto a eliminare il secco o gli eventuali rami fuori sagoma, oppure tralci vecchi e deboli. Deve essere fatta rigorosamente a fine inverno, al termine della fioritura e prima dell’emissione delle foglie.